Come si è comportata la volatilità dei vari settori del S&P500 nell’ultimo crollo? Il ribilanciamento dell’indice S&P500 Low Volatility ci può dare qualche spunto di riflessione.
Per dare una idea della bontà della strategia di investimento nella bassa volatilità, l’indice S&P 500 Low Volatility ha sovraperformato il suo benchmark (dal 1991 al 2014) del 1,01% composto annuo, con una volatilità in meno del 31%; vale la pena notare che si parla di indici e non di strumenti finanziari quindi l’eventuale extra-costo per investire nella strategia potrebbe modificarne il risultato.

L’ultimo ribilanciamento trimestrale dell’Indice S&P 500 Low Volatility, (il 15/05/2020) ha modificato 64 componenti nell’indice, il 63% della capitalizzazione e se consideriamo che negli ultimi 28 anni il ribilanciamento mediano è stato del 64% possiamo capire come ci sia stato un cambio sostanziale del comportamento dei vari settori nell’ultimo trimestre.
La ponderazione delle Utilities è diminuita del 21%, il Real Estate del 16% e i Finanziari dell’11%, mentre l’Health Care ha fatto +21% e i beni di prima necessità +13%. Solitamente un aumento della volatilità e la conseguente sottoesposizione nell’indice si accompagna a una diminuzione dei valori delle azioni.
In questo inizio di 2020 le dinamiche di mercato si sono evolute con una velocità straordinaria, ma questi trend continueranno ? Chi investirà in prodotti che seguono questo indice non godrà di un eventuale rimbalzo dei settori più penalizzati oppure la strategia si dimostrerà performante anche in questa occasione ?
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